Uscita fotografica del 15 febbraio 2020
Immortalare un soggetto in un cimitero potrebbe sembrare una scelta discutibile: dietro una foto, un nome e due date, ci sono donne e uomini che, almeno nella memoria di qualcuno, immortali già lo sono, e una foto in un pomeriggio di febbraio potrebbe veramente aggiungere poco.
Ma così non è se si tratta del Cimitero Monumentale di Milano, quell’enorme museo a cielo aperto, come lo ha definito, pieno di entusiasmo, qualcuno del circolo fotografico Carpe Diem. I soci, alla seconda uscita fotografica organizzata per questo nuovo anno di attività, si sono ritrovati sul luogo nel primo pomeriggio, per un paio d’ore di scatti e passeggiate.
L’appuntamento era un’occasione per rispolverare le care, quanto oramai inutilizzate, fotocamere analogiche; riscoprire l’emozione dell’attesa prima che l’immagine scattata prenda forma…e in molti hanno accettato la sfida con entusiasmo.
Ma le digitali, ovviamente, non potevano mancare e così, nell’ottica di “ognuno a modo suo, l’importante è che si scatti”, ecco il piccolo esercito che invade il labirinto del Monumentale.
Per chi scopre questo luogo per la prima volta, è un’esperienza incredibile: ogni lapide un viaggio dentro la vita di quelle persone, delle loro famiglie, del tempo andato ma che allo stesso tempo sembra essersi fermato lì, nell’istante in cui la scultura è stata posata. E così, alla ricerca della luce e della prospettiva migliore, è facile lasciarsi rapire dalla disperazione di una madre o di una sposa, dal coraggio e dall’amore di una figlia o di un amico, dalla celebrazione del pensiero, della forza e dell’azione.
Cogliere l’attimo fotografando una scultura potrebbe sembrare un paradosso…ma con lo sguardo giusto, in quel luogo, si scorge tutto il fermento di vite vissute e talvolta magistralmente rappresentate in una statua, un’architettura o , semplicemente, in una frase. E tutto questo è ben chiaro in chi è disposto a raggiungere i punti di vista più scomodi e persino a ritrovarsi sdraiato per terra, pur di immortalare, ancora una volta, quelle vite.
Due ore, per chi visita il monumentale per la prima volta, sono solo un inizio, e per chi lo ha già visitato, solo una delle tante volte in cui in quel luogo tornerà a perdersi.
Il minitour si conclude con la più classica delle foto di gruppo. Tutti a casa. Curiosi di rivivere quegli istanti, in cui i nostri occhi non si stancavano di raccontarci.
Pietro Nicodemo