Un’altra uscita ben riuscita grazie agli organizzatori, ai partecipanti, alla voglia di stare insieme, di scoprire posti nuovi e di ignorare gli imprevisti del tempo e del menù.

La gita per fotografare le risaie vercellesi ha riscosso un grande successo e ben 17 persone si sono ritrovate a Cernusco puntuali per partire alle 13 di domenica 21 aprile. Dopo un certo girotondo per formare le macchine e per capire chi fosse magro abbastanza da condividere un sedile in tre dietro, siamo partiti con l’illusoria speranza di riuscire a rimanere a lungo in carovana, uno dietro l’altro. Il sogno si è infranto a una delle prime svolte,  ma l’intelligenza artificiale dei navigatori e la comunicazione via WhatsApp hanno consentito al gruppo di ritrovarsi al primo autogrill in autostrada per soddisfare la fame di chi era ancora a digiuno. L’utile pausa pranzo e sosta idrica non è servita a mantenere le 4 auto unite: la fretta di ripartire ne ha fatta seminare una praticamente subito! Va beh.

Le previsioni del tempo non sono buone e rischiamo di prenderci una bella lavata. Lungo tutta l’autostrada  il cielo è cupo e sul lato nord si osservano nuvoloni scuri e piovosi sul versante montano, molto suggestivi da vedere e che meriterebbero alcune foto. Il Principato di Lucedio dove arriviamo in poco più di un’ora di auto è un luogo sconosciuto a quasi tutti noi, di cui non sappiamo nulla. Entrati per la visita guidata scopriamo con sorpresa che vanta una storia secolare e molto interessante con agganci a luoghi che ci sono familiari. La stazione Principe di Genova, per esempio, è dedicata proprio al principe di Lucedio, che faceva partire via nave carichi di riso coltivato a Vercelli verso le più diverse destinazioni. La nostra guida è una donna di straordinaria simpatia, che ci rapisce con i suoi racconti, riuscendo a mantenere un grosso gruppo in ordine e in silenzio (con l’eccezione di un paio di bambini male educati).

L’Abbazia di Lucedio fu fondata nel 1123 dai monaci Cistercensi provenienti dalla Borgogna che presero l’iniziativa di bonificare il territorio e che hanno il merito di aver introdotto per primi in Italia la coltivazione del riso verso la metà del 1400, piatto diventato così tipico del nord Italia. La posizione lungo la Via Francigena fu utile per lo sviluppo socioeconomico dell’Abbazia, che divenne un fiorente centro di potere politico, tanto da ricevere la visita in persona di tre diversi Pontefici. La storia narra poi dell’avvicendarsi di diverse casate dinastiche italiane, dai Gonzaga ai Savoia, e dell’avvento di Napoleone a inizio Ottocento.

Dopo esserci immersi nei secoli di storia passata, quasi tutti abbiamo ceduto alla tentazione di portare a casa ricordi alimentari in vendita nello spaccio interno ai cortili. Non solo riso di numerose varietà, ma anche legumi, polenta, biscotti… Il tutto naturalmente si è svolto mente i nostri soci e amici, qualcuno nuovo e alla sua prima uscita di gruppo, scattavano un’infinità di foto a interni, esterni e dettagli vari. Tornati alle auto abbiamo esplorato gli immediati dintorni per immortalarci a vicenda con i riflessi delle risaie già allagate (purtroppo non tutte), per poi partire alla volta della seconda destinazione della giornata. L’acqua, per ora, ci ha risparmiati. I cieli alternano l’azzurro e bianco di grossi nuvoloni al sole e a momenti di grigio completo e di indubbia pioggia all’orizzonte.

Ci siamo quindi spostati verso Casaleggio, nel Novarese, dove la Chiesa di S. Antonio Abate, ormai abbandonata, ci aspettava per nuove foto arricchite dai riflessi sull’acqua di altre risaie. Dopo una breve passeggiata ci siamo soffermati a lungo in questo luogo suggestivo osservando la fauna di uccelli locali, difficili da fotografare perché diffidenti, e i panorami e le architetture, più “collaborativi”. È stato a questo punto chiaro che non avremmo potuto sfruttare né i riflessi del sole al tramonto né quelli della luna, né i nostri treppiedi diligentemente portati con noi ma lasciati in auto.

Vista l’ora, il maltempo e la luce scarsa, ci siamo ritirati all’interno del capanno di legno poco distante dove era stata concordata l’apericena di gruppo. Qui qualche patatina, due primi, un giropizza e caraffe di vino hanno tamponato la fame di tutti, e la bizzarria del menù e del gestore hanno fatto dimenticare le aspettative di maggiori quantitativi e varietà di cibo e scatenato l’ilarità per la situazione un po’ particolare in cui ci siamo trovati.

Il rientro a casa è stato rapido grazie ai nostri gentili soci guidatori, che hanno messo a disposizione la loro auto per tutti. Grazie, come sempre, Carpe Diem!

Elena

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